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Concetti
d’altrove
Parole con parole
[poesia – riflessione critica – azione teatrale – danza
contemporanea]
(a cura di Antererem)
Sabato
16
ore 18.15-19.15
Foyer del Teatro Nuovo
3. La luce
preaurorale
La natura
continua a rivolgersi al poeta, che è chiamato a tradurre questa
sua lingua muta e opaca nella gioia di nominare. Per il poeta si tratta,
oggi come allora, di tradurre nel nome ciò che non ha nome.
Ma la natura quando parla non è comunemente udita perché
l’incivilimento impedisce questa comunicazione. D’altro canto,
la nostra lingua, così piegata com’è alla conoscenza
razionale, alla classificazione, si trova nell’impossibilità
di nominare l’essenza delle cose.
Avviene qui l’intervento decisivo del poeta: guarire la parola per
recuperarne la facoltà originaria, tanto da rendere possibile sia
il pensare della scienza sia il sentire e l’immaginare della poesia,
ricorrendo alla leopardiana «facoltà inventiva».
Guarire la parola. Come? Inducendola a cambiare come un serpente la sua
pelle, spogliandola di tutti i significati che, come strati consolidati
dal tempo, ormai la ingessano e la paralizzano, per ricondurla a quella
nudità essenziale del primo giorno: ancora a metà in una
luce preaurorale, ma già con contorni precisi.
Guarire la parola. Giungendo a riprodurre l’evento misterioso della
sua nascita.
Ma attenzione: l’originario non è qualcosa che sta alle spalle
dell’uomo tecnologico, all’inizio della sua ascesa, bensì
una dimensione contemporanea nello spazio, in cui le lingue possono entrare
in ogni momento e “comunicare” fra loro.
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